Quando arrivavi così veloce e rumoroso tra quelle foglie,
e noi ci accucciavamo nel fienile in qui piccoli spazi,
a contatto con quell’odore dolce e pungente del fieno,
che quando raramente lo risento ancora, mi appare davanti la mia infanzia.
Non mi hai mai fatto paura, anche se sollevavi quegli spiriti di polvere
e fieno
Che io guardavo come se fosse ogni volta cosa nuova.
Tu riuscivi a fare cantare così bene quelle foglie del grande
pioppo,
come se tutte assieme ti applaudissero per quello che spesso portavi.
Poi stanco ti sedevi e il silenzio invadeva i nostri cuori,
finchè le prime grandi gocce annunciavano quella pioggia che
tutti aspettavamo.
Quando ero piccolo,
in autunno e in inverno,
con quelle giornate così piovose e in casa nostra l'umiditá
la faceva da padrone,
con il pavimento che si trasformava in un acquitrino,
mia madre mi metteva sulla tavola con un foglio di carta ed una matita,
cosí mi vedeva contento e sopratutto non a contatto con il pavimento.
Cosí io disegnavo: mi piaceva tantissimo.
Non avrei mai immaginato che,
tanti anni dopo, avrei ripreso questo mio piacere senza quell'umiditá
di allora.
Avanti, verso spazi pieni di nulla verso un mondo piÙ reale.
Grazie mamma.